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così mettesse all’ordine del giorno una delle più importanti megliorazioni, in fatto d’igiene pubblica, che interessi di effettuare in Italia.

Chiamato dal generale La-Marmora a far parte del gabinetto da questi presieduto, il Torelli vi ebbe quel portafogli d’agricoltura e commercio, già ad esso affidato in tempi calamitosi, e che la natura de’ suoi studi e de’ suoi scritti davagli più d’un titolo a sostenere.

Qui termina il nostro compito, dacchè ci riescirebbe troppo malagevole di apprezzare, come l’intenderemmo, la condotta di un personaggio, pel quale professiamo profonda stima e vivissima simpatia, mentre questo personaggio siede al potere.

Qualunque sia per essere tuttavia il giudizio che in un’epoca più lontana si vorrà portare sull’insieme della di lui amministrazione, possiamo affermare, con sicurezza di non venire smentiti, che l’Italia deve e dovrà gratitudine perenne al Torelli per aver risolute felicemente due questioni tanto intricate quanto vitali pel suo avvenire economico: quella dell’abolizione degli ademprivi in Sardegna, e quella della creazione della Banca nazionale di credito fondiario.

La prima, che molte volte era stata presentata al Parlamento e che offriva innumerevoli ostacoli, poteva chiamarsi facile a petto della seconda, la quale sollelevava tante cupidità da un lato e tante diffidenze dall’altro.

La istituzione della banca di credito in favore dell’industria agricola, per disgrazia comune così depressa oggidì in Italia, era — il ministro lo comprendeva indispensabile a restituire ad una delle precipue risorse che possieda lo Stato tutto il primitivo splendore, non che ad incamminarla verso un avvenire cento volte più prospero. Gli speculatori, sopratutto gli stranieri, che scorgevano in quell’operazione un eccellente affare per essi, si presentavano a gara ed offrivano i loro milioni. Ma il Torelli ha saputo scartarli e, secondo noi, ha avuto ragione di scartarli. Egli, senza dubbio, si è detto che il tale o tale altro nome di banchiere estero non ispirerebbe mai tanta fiducia ai soscrittori italiani quanto ne ispirano la cassa di risparmio di Milano, il banco di Napoli, e quello dei Paschi di Siena.