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sogni del loro avversario si erano realizzati meglio che fossesi mai potuto immaginare.

Forse il chiaro deputato temette che non avesse a farsegli buon viso, appunto perchè avversario costante e certo non privo di mente e d’abilità erasi dimostrato. Ma non conosceva egli il conte di Cavour? Non sapeva qual antagonista cavalleresco egli fosse, e come, ove di ciò fossevi stato d’uopo, egli si sarebbe trovato pronto a tendergli una mano amichevole onde aiutarlo a rientrare nell’arena?

Ma il Governo non volle ad ogni modo che tanto senno rimanessesi inoperoso, e il Ghiglini nel novembre del 1861, quando meno vi si attendeva, veniva elevato alla dignità senatoriale, e così rientrava per la gran porta in quella vita parlamentare ch’egli non avrebbe dovuto lasciare un solo istante.

Ed ora la parte ch’egli rappresenta in Senato è quella che meglio gli conviene e ne può tornare più utile al paese. La sua saviezza non disgiunta da convinzioni ferme, le quali non rifuggono dal progresso, ma mirano a contenerlo entro giusti limiti affinchè non possa divenire ma causa di danno o di rovina, gli danno un’autorità e un’influenza che non disconosciamo, e che ci sembrano meritate.

La parte attiva ch’ei prende nei lavori del primo corpo dello Stato, e l’abile e coscenziosa sua parola che spande la luce e porge savi consigli nelle discussioni solenni dei più importanti progetti di legge, valgono a provare sovrabbondantemente che noi eravamo dal lato della ragione, quando manifestavamo un ben sentito rammarico per la decisione antecedentemente presa dal Ghiglini di ritirarsi dalla vita pubblica.


deputato.


Noi lo abbiamo dichiarato fin dal primo momento in cui ci accingevamo a dettare questo nostro libro,