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berali, colla sua ricchezza di prodotti territoriali, e con quella non meno considerevole delle sue industrie, poteva, essi lo comprendevano a meraviglia, prosperare assaissimo, ove appunto non lo si fosse gravato a quel modo con imposte eccessive. Quindi si dichiaravano avversi a queste imposte, e ciò non tanto per il danno che ne resultava immediatamente al paese quanto e più per tema dell’avvenire. Infatti essi prevedevano che il conte di Cavour voleva condurre il Piemonte a tentare imprese, il resultato delle quali ad essi sembrava più che problematico. Certo, lo scopo di queste poteva esser sublime, giacchè poteva condurre alla rigenerazione di tutta quanta la penisola e cambiare la corona della dinastia di Savoja nel serto fulgidissimo di re di Italia. Ma chi non sa che in quei tempi questa era stimata un’utopia da non potersi mai realizzare, e chi non sa che il magnanimo Carlo Alberto, perito vittima del suo splendido slancio, era chiamato da molti l’augusto sognatore.

Ora cotesti avversari politici del conte di Cavour, l’abile continuatore della politica Carlo Albertiana, non solo erano di buona fede quando combattevano questa politica, ma credevano anche trovarsi dalla parte della ragione, in quanto che, dicevano essi, il Piemonte non aveva che troppo sofferto delle campagne del 48 e 49 e dell’invasione austriaca, per poter pensare senza quasi demensa a rimetterlo a cozzare coi suoi terribili nemici.

Essi non erano tanto municipali da non volgere uno sguardo all’Italia, ma questo sguardo, serviva appunto a mostrare all’animo loro tetrissimi i colori del quadro ella penisola, tanto che non potevano pensare per un tempo più o meno prossimo ad un ammegliamento considerevole nella situazione, e quest’ammegliamento erano soltanto disposti a ripetere dal progresso della civiltà generale.

E bisogna saper grado al conte di Cavour di esser riuscito a vincerla contro tali avversari, i quali, come il Revel e il Ghiglini, avevano studio, eloquenza e la parte bella sotto tutti i rapporti.

Però il Ghiglini quando parlava contro il Cavour, e