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alcun modo che efficacefosse, quel popolo, diciam noi, ha saputo conoscere ed apprezzare a dovere i filantropici intendimenti del nostro protagonista, e dal canto suo ha stabilito che ove un giorno venisse in cui fossegli dato di esternare con quella libertà ch’era affatto negata sotto il Governo borbonico, i propri sentimenti e le proprie simpatie, di queste e di quelli avrebbe senz’altro dato al suo benefattore un pegno sincero.

Il Marolda continuò intanto la sua vita onesta e laboriosa, ogni di più amato, ogni di stimato di più.

Meno che quelle persecuzioni fatte al suo libro, la polizia borbonica non si attentò a prendersela direttamente coll’autore di esso, benchè v’ha luogo a credere che il desiderio di farlo non le mancasse, Ma il Marolda, a vero dire, vivendo, come vivea, ritiratissimo, non le dava appiglio di sorta, di modo che forse anco ingannandosi sul di lui conto, lo sorvegliava sempre ma non lo tormentava altrimenti.

Cosicchè come gli abbiamo udito dire a lui stesso in un circolo d’amici che si raccontavano qualcheduna delle più saglienti peripezie della loro vita, egli non può mettersi nel numero dei martiri. Ma l’uomo dotato di un ingegno assai vasto per compiacersi ad approfondire con frutto proprio e d’altrui studi così severi quanto utili, quali son quelli che vertono intorno ai sistemi economici destinati ad ammegliare le condizioni dei popoli, non può non prevedere quando debba giungere l’ora predestinata in cui i destini di una nazione abbiano definitivamente a cambiare. Cosi avvenne che il Marolda sorrise agli eventi del 1860, ed egli in apparenza inattivo si mise tosto ad ajutare ed a favorire in mille modi e tutti quanti proficui ed effettivi il gran moto rivoluzionario che stava allora così meravigliosamente iniziandosi.

Allora si conobbe meglio cosa fosse, cosa sapesse e cosa potesse il Marolda Gli furono affidati molti incarichi, tutti di somma importanza ch’egli disimpegno in modo da far tutti contenti, e Dio sa quanto ciò sia difficile in questo mondo ove se si appaga uno si rischia sempre dispiacere a dieci.

Egli è vero che il Marolda si mostrava ed era sem-