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dissime sue preghiere. — Allora, conscio della corruzione che regnava in tutte le sfere governative a cominciare dalle più elevate, scendendo alle infime, propose gli si accordasse il permesso da lui con tanta istanza invocato a prezzo d’oro. — Ed allora il permesso, segretamente è vero, ma pure gli fu concesso, e il Del Giudice ebbe la trista consolazione di riabbracciare il suocero prima che questi morisse; vero è che quel permesso gli costava 2000 lire!

Ma la persecuzione, la prigionia non valsero a muovere il nostro protagonista dal suo proposito; ei restò fedele alla patria, e gli avvenimenti faustissimi e provvidenziali del 1860 lo trovarono pronto a secondarli con tutto il suo potere e l’operosità sua indefessa.

Nominato maggiore comandante la guardia nazionale di Paola, eletto consigliere provinciale, fu creato dal re Vittorio Emanuele a senatore del regno nel 1862, quando il sovrano galantuomo fu in Napoli, ove ricevette le calde e liete accoglienze.

Il barone Del Giudice, come tutti i veri nobili di razza, è l’uomo il più affabile, e diremo anche il più democratico che possa darsi; tanto che il generale Garibaldi lo tiene per suo buon amico. Egli va annoverato nel numero di quei senatori, i quali nella cerchia segnata dalla natura delle nostre istituzioni costituzionali, caldeggiano lo sviluppo di un progresso ampio e sicuro.



senatore.


Da un antica e nobilissima famiglia, nacque in Napoli nel 1803 il barone Gallotti il quale ebbe l’invidiabile fortuna di potere avere a proprio professore di letteratura, quel celebre ingegno che fu il marchese Basilio Puoti, il quale lo avviò così efficacemente nella carriera delle lettere, da permettergli in età ancora assai giovanile, di prendere parte attiva alla redazione