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idea ch’esso, come abbiam detto, desumeva dal fatto della lega lombarda, ma che più tardi due illustri piemontesi innestarono sul trono regio rendendola così attuabile.

Venuta la pienezza dei tempi, Cantù nel Parlamento italiano sostenne la libertà dell’insegnamento, della carità e delle opere pie, della Chiesa, se non che pretendeva si avesse maggior rispetto alle tradizioni, ed alla stretta legalità che non comportino tempi in cui si compiono grandiose e radicali rivoluzioni.

Colla perseveranza dei principî spinta forse un po’ troppo lungi, e colla rigidità di opere che osiamo tuttavia sostenere rette e patriottiche, si può non acquistar grazia agli occhi di molti, sopratutto in un’epoca di gran sommovimento e di straordinarie transazioni; ecco perchè il Cantù ch’ha il nome il più popolare nella letteratura odierna, l’autore il più stampato, il più letto, e il più studiato, sia inesorabilmente, tuttodì bersagliato dalla stampa periodica e da non pochi avversato.

Egli però sa non iscoraggiarsi e sostenere con serenità il disgustoso fardello dell’impopolarità, disgustoso tanto più per il Cantù, il quale è uomo dal profondo sentire e dalla nobile e possente ambizione e che in un tempo non lontano dal presente era tanto amato, rispettato e ammirato, quanto si affetta adesso di tenerlo in non cale e di avversarlo.

Noi gli facciamo plauso di questa sua fermezza e di questa serenità in faccia alle contumelie e alle persecuzioni dei suoi nemici; noi approviamo ch’egli non lasci perciò di continuare gli importanti suoi lavori storici, e che voglia ad ogni modo assidersi al banchetto nazionale.

Abbiamo in altre circostanze manifestato qual sia la nostra maniera di pensare intorno alle astensioni in generale e sulle astensioni politiche in ispecial modo.

Crediamo che l’uomo non possa fare niente di peggio che segregarsi in certo qual modo dal consorzio dei suoi simili negando loro il contributo dell’opera sua qualunque poi ella possa essere.

Il Cantù è persona di troppa elevazione d’intelletto