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un posto che altri potrebbe tenere con di lei profitto, abbia la discretezza di non volere accrescere il guajo col far sciupare ai suoi sventurati colleghi un tempo, che nelle circostanze in cui versa la patria Dio sa quanto mai sia prezioso.





Qui ci vorrebbe la penna del piacevole ed immaginoso autore delle Mille e una notti per isdebitarsi in modo convenevole dell’incarico che ci siamo addossati.

Figuriamoci che ad un giovinetto appartenente ad un’onesta famiglia di artigiani di Torino abbia preso il ghiribizzo, o meglio, sia venuta l’inspirazione, d’andare a fare un viaggetto da nulla, una scorsarella fino.... alle Indie Orientali. Aveva o no una paccotiglia? noi lo ignoriamo, ma siamo piuttosto d’avviso che non ne possedesse d’altra specie che di quel genere vaporoso e impalpabile di cui è privilegio invidiabile il restarsene ammucchiate in numero infinito in quell’angusta cavità ossea che gli anatomisti appellano cranio. Del resto ognuno ci accorderà che se le idee non hanno corpo, non sono perciò meno produttrici di grandiosissimi effetti, la cui efficacia fisica non potrebbe in guisa alcuna venir contestata.

In quanto a noi confessiamo sinceramente che ci parrebbe di andare a nozze ove ne fosse concesso di seguire passo a passo il giovine avventuriere nelle sue scorse lungo le rive del sacro Gange, attraverso le jungle dell’Indostania, e fin entro gl’interminabili e profondi sotterranei d’Ellora. Quante maraviglie da descrivere, quante strane vicende da raccontare! E senza dipartirsi dal vero, potendo dire ad ogni pagina ai nostri lettori attoniti e commossi: ciò che vi narriamo è realmente accaduto; l’eroe del nostro racconto vive; venite a Torino, lo vedrete alla Camera dei deputati, di cui è membro; assistete ad una rivista, lo