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Piemontese, è uno dei più istruiti ufficiali generali che possieda l’armata. Ha avuto per molto tempo la direzione dell’Accademia militare a Torino; si è quindi distinto nelle campagne del 1859 e 1860; e inviato a reggere la Sicilia in qualità di luogotenente del Re, ha saputo farvisi rispettare ed amare. — Eletto deputato al Parlamento nazionale, vi ha portato una parola franca e leale, degna del suo carattere e della sua professione.





Appartenente ad illustre e doviziosa famiglia piemontese, seguì da giovine la carriera amministrativa e fu intendente, carica che equivale a quella di prefetto oggidì.

In seguito venne eletto deputato e rinunciò all’impiego. Più tardi fu nominato dal Re a sindaco di Torino. Il marchese Di Rorà faceva parte un tempo della gran maggioranza che sosteneva gli atti politici del conte di Cavour. Morto il grand’uomo di Stato, il marchese di Rorà si trovò, come tanti altri, incerto del partito che avesse a seguire e ondeggiò tra il Ricasoli e il Rattazzi. — Costituitosi il gabinetto presieduto dal Farini dapprima, indi dal Minghetti, il Rorà parve per alcun tempo accostategli. — Ma dopo la discussione delle leggi finanziarie egli mostrò allontanarsene di bel nuovo.

In tali circostanze e disposizioni sopraggiunse improvvisa la notizia della Convenzione del 15 settembre, stipulata dal Governo con la Francia per la prossima evacuazione di Roma.