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Garibaldi salpò da Quarto, sbarcò felicemente a Marsala, e non tardando a penetrare in Palermo, dette l’ultimo urto alla monarchia crollante dei Borboni.

Cavour che forse aveva prima dubitato della possibilità del successo, cominciò allora a porvi sicura fede e si adoprò in modo, da non lasciarsi andare a promesse, e molto meno a patti, con gl’inviati spediti a Torino, da Francesco II; cosicchè mentre respingeva l’alleanza napoletana da un lato, dall’altro sotto mano ajutava il vincitor di Milazzo, non impedendo che da ogni porto dello Stato gli giungessero volontarî ed in ogni città si raccogliesse denaro. E quando talvolta la Francia e l’Inghilterra gliene movean rimprovero, ei rispondeva loro, le seguenti parole; come volete che ai popoli italiani io vieti di correre in ajuto ai loro concittadini e consanguinei mentre voi, non potete vietarlo ai popoli vostri?

Sbarcato Garibaldi presso Reggio e rapidamente quanto maravigliosamente recatosi con una marcia piuttosto trionfale che guerresca in Napoli, ove ebbe a prendere in mano il governo dittatorio di quelle provincie, il conte di Cavour temette che gli amici dell’eroe di Marsala, e il suo stesso spirito avventuroso lo spingessero ad imprese di soverchio rischiose, le quali, o potessero compromettere le sue forze militari, nè disciplinate nè agguerrite abbastanza a confronto del compatto e ben munito esercito che il Borbone aveva raccolto entro i baluardi di Capua e di Gaeta, o dessero un qualche appiglio all’Europa di mischiarsi nelle cose nostre, cosicchè la nave non rischiasse d’andare a fondo quando già prossima era ad entrare nel porto. D’altronde sembrava che Garibaldi stesso, gettasse pel primo una sorta di guanto di sfida al grand’uomo di Stato, col pubblicare una lettera poco dopo che fu giunto in Napoli, in cui rivelava il suo mal animo contro di esso.

Il conte di Cavour volle restare al timone perchè comprendeva quanto fosse necessario e salutare per l’avvenire del paese che egli allora vi rimanesse. Pure il Garibaldi onnipossente allora, e circondato da un prestigio che mai niun uomo ebbe l’eguale si spinse