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di cui si ebbe il comando Garibaldi, l’altro i Cacciatori degli Apennini.

E quest’organamento fu fatto con tanta speditezza e sì saviamente che i due corpi poterono entrare in campagna pei primi. Poscia il Re chiamava il Cialdini alla testa della 4.° divisione, ed egli assumeva il comando emanando il seguente ordine del giorno:

«Volle la sovrana benevolenza affidarmi il comando di questa divisione e negli attuali momenti non poteva far cosa più lusinghiera e più onorevole per me.

«Io ripongo la mia piena fiducia nella vostra disciplina e militare istruzione; la mia piena fiducia nella costanza e nel valore dell’animo vostro. A quest’ora in Piemonte e nell’Italia tutta ogni cuore batte, ogni labbro prega per voi che difender dovete il vostro Re, le vostre case, le vostre famiglie; Iddio benedice a chi salva la patria, il cielo accoglie chi muore per essa; ma Dio e gli uomini repudiano i vili. Fra pochi giorni vedrete il nemico, quel nemico che manda la gioventù lombarda a perire sul patibolo e nel carcere duro e condanna le donne italiane all’ignominia del bastone; egli vi è noto. Con diversa fortuna lo conosceste a Goito, a Pastrengo, a Custoza, a Santa Lucia, a Novara.

«Vincitori o vinti, foste soli allora a combatterlo; ora avete a fianco e pugnante con voi un esercito che la Francia, la possente Francia ne invia. Rinasca fra voi, rinasca la nobile gara che prodigiosi fatti produsse sulla Cernaja. Niuno preceda il soldato piemontese, niuno si dica più valoroso di lui.

«Ufficiali, sott’ufficiali e soldati!

«Il vento che spira dalle Alpi nostre rechi fra breve alle genti italiane un grido di vittoria. E cinta di nuova aureola torreggi sì alto la croce di Savoja che tutto il mondo la veda da lungi e la saluti.»

Il primo fatto d’arme della campagna fu la sortita di Cialdini dalla piazza di Casale, che ritolse al nemico da 500 capi di grosso bestiame, da questi derubato sul territorio piemontese.