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«Io avrei voluto rispondergli immediatamente; ma si opponevano l’ordine d’inscrizione e la volontà della maggioranza; quindi a lui rimase l’onore della seduta; e per molti giorni i due discorsi di Durando e di Brofferio furono, secondo le diverse opinioni, argomento di rigorosa censura e di compiacente encomio.
«Il conte di Cavour, allorchè il generale Lamarmora lasciava il portafogli della guerra per recarsi in Oriente a comandare la spedizione che inviavamo in ajuto alle armate d’Inghilterra e di Francia, affidava quello stesso portafogli al Durando. Indi a poco, caduto il ministero Cavour, a cagione della legge sui conventi, il Re incaricava Durando di comporre un nuovo gabinetto, nel quale l’onorevole generale si dava premura di richiamare il grande uomo di Stato.
«Tornato il Lamarmora dalla Crimea, il generale Durando gli cedè il portafogli della guerra, ed accettò di recarsi ministro a Costantinopoli, ove, nel luglio dei 1861, gli fu dato conchiudere un trattato assai vantaggioso colla sublime Porta, inducendola a riconoscere il nuovo regno d’Italia.
Tornato in patria e dopo esser vissuto per qualche tempo in disparte, accettò, nel marzo del 1862, il portafogli degli affari esteri offertogli dal commendatore Rattazzi.
deputato.
Nato in Russi, nelle Legazioni, da famiglia onesta, se non cospicua, nell’ottobre del 1812, studiò nella casa paterna fino alla filosofia, quindi si recò all’università di Bologna, ove mediante la svegliatezza del suo ingegno e la sua facilità d’apprendere, all’età di 19 anni riceveva la laurea in medicina.
Nel moto accaduto nelle Romagne nel 1831 quel governo provvisorio nominò a direttore della polizia nella provincia di Forlì uno zio del Farini, che in