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Vittorio Emanuele, cui piaceva assai il carattere franco e schietto del generale, tornò ad affidargli il portafogli del ministero della guerra ch’esso, come ognun sa, ha conservato quasi senza interruzione fino ai 1860.

Le più importanti riforme introdotte in questo lasso di tempo nell’armata da Lamarmora furono due: l’epurazione degli ufficiali e l’istituzione della 2.° categoria.

Il Lamarmora non era uomo da ammettere tutte le innovazioni alla cieca. Guardingo assai, e diffidente sopratutto dell’utilità di sconvolgimenti e agitazioni politiche, le quali non credeva valessero a mutare così per fretta e durevolmente la situazione delle cose in Italia, egli, a vero dire, non si è dato gran premura di nazionalizare l’esercito introducendovi il più che poteva gli altri elementi italiani estranei al Piemonte, che anzi si è mostrato estremamente difficile nel conservare tra le sue file quelli che eranvi stati ammessi durante le campagne del 1848 e 1849. Ma tuttavia ha data tale solida organizzazione all’armata, e l’istituzione stessa della seconda categoria ci sembra misura così efficace per accrescere le file dell’esercito in tempo di guerra, come anche per rendere la leva meno onerosa in tempo di pace, che noi non sappiamo disconoscere che il Lamarmora come ministro della guerra abbia reso importanti servigi allo Stato.

Sopraggiunse il momento della guerra di Crimea, e sebbene si ritenga per sicuro che il nostro protagonista non potesse dirsi appartenere al numero dei suoi più caldi fautori, tuttavia quando si trattò di scegliere un capo a guidare il piccolo esercito che la Sardegna inviava ad aumentare le file degli oppugnatori di Sebastopoli, la scelta corse naturalmente sopra il Lamarmora. Questi prese tosto a cuore l’impresa e si dette a provvedere di tutto il bisognevole i propri soldati, tenendo conto di quanto la Francia e l’Inghilterra avevan successivamente giudicato necessario di fornire ai loro per renderli più atti a‘ resistere alle durezze inaudite di una campagna d’inverno in quelle desolate regioni.

Il corpo d’armata affidato al Lamarmora ammontava a circa 17,000 uomini, ed era animato da uno spirito