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nobile suo sentire non tardarono a disgustarlo. Eppoi eravi l’istinto, o per meglio dire, vocazione dell’artista che irresistibilmente il persuadeva a dedicarsi a tutt’uomo alla pittura, le opere dei cui gran maestri aveva ammirate con un’attenzione superiore all’età sua quando da fanciullo aveva vissuto alcun tempo presso il padre ambasciatore del Piemonte in Roma.
Domandò quindi il consenso al genitore onde lasciare la carriera dell’armi e mettersi di gran lena a studiar la pittura nella città eterna. — In alcune memorie scritte intorno alla propria vita da lui medesimo, e cui noi avremo ricorso più d’una volta nel redigere questi cenni biografici, il d’Azeglio narra qual accoglienza facesse il padre alla di lui preghiera.
«Egli (dice l’Azeglio del padre) che mi amava assai, ma di quell’amore virile che solo può formare gli uomini, volle mettere alla prova la mia fermezza. Mi disse ch’egli non approvava la mia idea; ma che se pur volevo andare a Roma a far l’artista, v’andassi, ma che non m’avrebbe dato altro se non quanto mi dava a Torino pe’ miei minuti piaceri. Io, che mi fidava dell’avvenire del mondo, di me e di tutto (così è l’uso a vent’anni), e che inoltre ho sempre amato un po’ le avventure, accettai, e sarei andato anche senza nulla, onde ne partii con l’equipaggio della bolletta.»
Giunto a Roma, l’Azeglio si adattò a far vita da vero artista, vestendo poveri panni, mangiando cibi comuni e non prendendosi altri divertimenti che quello del cavalcare, che in que’ paesi non costa caro, ed il far gite per valli, per monti e per boschi a studiar la natura e a tentar d’imitarla co’ suoi pennelli e colle sue matite. — Del resto, per fare meglio, che noi potremmo con molte parole, concepir netto al lettore qual si fosse al giusto il genere di esistenza che conduceva il d’Azeglio in Roma, quai sentimenti nutrisse, quali occupazioni avesse, e quali speranze l’animassero, noi riprodurremo ancora quel ch’ei ne diceva egli stesso.
«Avevo, ha scritto il nostro protagonista, dai venti ai venticinque anni, buona fibra, pochi pensieri e