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disfavore ed è ben presto divenuto il bersaglio dei giornaluccoli delle opposizioni, che hanno profittato della circostanza per muovergli contro una guerra continua e accanita.

La morte del conte Camillo di Cavour gli aveva tolto l’appoggio validissimo che quel sommo uomo di Stato porgeva ai suoi colleghi di gabinetto, e più specialmente a quelli che, come il Minghetti, potevano riguardarsi come sue creature. Il barone Ricasoli, uomo, come ognun sa, di tutta lealtà, ma più concentrato e riservato che noi fosse colui del quale l’Italia piangerà sempre la perdita, lasciava il Minghetti a sè stesso, e questi aveva il torto di dar peso soverchio all’opposizione sempre crescente del giornalismo di partito, di cui pure dovevano essergli note assai le manovre perch’egli avesse a preoccuparsi di soverchio de’ virulenti suoi attacchi. E questi alfine trionfarono della di lui costanza e l’indussero, senza apparente ragione, senza che verun dissenso regnasse fra lui ed i colleghi suoi, a dare le proprie dimissioni: atto che i veri sostenitori dell’integro mantenimento del sistema costituzionale debbono a buon dritto rimproverargli, come quello che troppo si discosta dalle regole e consuetudini sulle, quali esso sistema è basato. Difatto, nei ministri in massa, nè molto meno un solo ministro, quando tra esso ed i colleghi suoi non abbiavi discrepanza d’opinioni, debbono, in un governo che si regge a costituzione, porgere le loro dimissioni, ove un voto di sfiducia del Parlamento non gli abbia persuasi dell’impossibilità per essi di rimanersi al loro posto. Il Minghetti ebbe adunque torto di voler cedere il portafogli a cagione del tramestio che gli faceva contro la stampa delle fazioni, le quali, naturalmente, sapendolo uno dei più saldi campioni del partito moderato, si facevano un vero piacere e uno studio speciale d’ingigantire le conseguenze del disfavore col quale era stata accolta la proposta di legge relativa alle riforme amministrative, e non perdevano la più lieve occasione d’ingrossare a dismisura gli altri néi dell’amministrazione del Minghetti. — Loro scopo non era certo soltanto quello di rovesciare dal seggio il solo ministro dell’interno;