Pagina:Calani - Il Parlamento del Regno d'Italia, vol 2.pdf/132


– 518 –

gna si elevava a cielo agli orecchi del popolo ed a quelli della nobiltà, la inglese si rammentava del maligno luogotenente del re, il generale Naselli; questi creò una giunta di governo e spinto dal movimento popolare fe’ le finte di proclamare la costituzione spagnuola.

Ruggero Settimo, di leggeri si comprende, faceva parte della giunta sopraddetta e i suoi consigli furono di grandissima utilità al bene del paese, massimamente in quei giorni di furore e di confusione indicibili.

Senonchè la moderazione non pervenne a scongiurare gli avvenimenti che preparava la mala fede del luogotenente borbonico, il quale, accorgendosi come fosser falliti i tentativi della contro-rivoluzione, e non volendo più altro simulare condiscendenza qualsiasi alle voglie del popolo, ordinò le truppe e l’artiglieria occupassero militarmente le vie della città.

Nulla è più terribile dell’ira d’un paese, quando questo ha il coraggio di mostrarla. Si venne, alle mani; si versò sangue cittadino, ne seguirono terribili fatti, ma i borboniani furono sbaragliali ed il Naselli obbligato coi suoi generali a fuggire e ad imbarcarsi per Napoli. Rimasta Palermo padrona di sè, ed essendone venuto a conoscenza il duca Francesco di Calabria, allora vicario del regno, il ministero napoletano emanò alcuni editti coi quali, tra le altre cose che ingiungevansi, dichiarava riconoscere la giunta provvisoria e nominava nell’istesso tempo l’illustre Ruggero Settimo a luogotenente generale del re nell’isola; tale nomina, non fa d’uopo dirlo, mirava ad illudere la parte liberale e in una a screditare presso di essa la purissima reputazione del patriota siciliano.

Bisogna por mente a questa particolarità che più tardi vedremo ripetersi. Essa fa onore al Settimo, perchè chiaramente si rileva che il governo a lui avrebbe voluto appoggiarsi, stimando la popolarità di Ini maggiore alla propria impopolarità. Ed e tutto dire!

Ma Ruggero Settimo ricisamenle rifiutò, firmando invece la risposta della giunta, nella quale, col citare soltanto la storia degli ultimi anni, si facevano semplicemente alla famiglia Borbone i più acerbi rimproveri.