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i conti di ventimiglia 55

l’enunciato di esse nelle sentenze e transazioni non varia abbastanza, perchè noi di quelle differenze ci occupiamo con profitto. Ci siamo dunque contentati di trascrivere l’atto del 3 dicembre 13941.

Il Capitolo di Lerino riunito nella chiesa di S. Onorato ratifica quanto fu fatto dal priore di San Michele, Giovanni di Ventimiglia. Gli abitanti di Seborga si riconoscono homines dicti monasterii e si dichiarano tenuti a certe prestazioni, cioè alla decima del grano, orzo, fave o segala. Riconoscono il detto priore di S. Michele, finchè sarà investito di tale dignità, come loro signore, promettendo di nulla fare o lasciar fare contro di lui, e di difenderlo anzi con ogni loro potere. Il priore prometteva al tempo stesso di proteggerli, di non muover contro loro querele o giudizi, di non pretendere cosa alcuna oltre il pattuito, che per gli altri cereali, per i fichi, il vino, l’uva et aliis leguminibus, avrebbero la più completa libertà nel disporne. Giuravano sul Vangelo di osservare questo patto. Tali erano le prestazioni ed obbligazioni del contratto, ma frequenti discussioni sorgevano su di esse e il più delle volte a mezzo di transazioni anche temporarie si finivano, il priore. facendo sempre riserva dei vari diritti del monastero. Nel 1325 gli abitanti si obbligano a pagare la nona parte di ogni grano e frutta. Nel 1425 il priore o gli abitanti transigono per la decima sebbene il monastero pretendesse la nona. Nel 1439 si fa altra transazione. Gli abitanti saranno tenuti, oltre la decima, a lavorare pel podere La Braia a ragione di due giornate per paio di buoi e per uomo al disopra dei 20 anni. Nel 1475 altra transazione. Oltre questi concordati per le decime citeremo qui un atto del 1427 di prestazione

  1. Doc. 36.