Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 88 — |
- «Mio caro Ermanno
«Se tutt’altri mi avesse scritta una lettera del genere della tua, ti giuro che non avrei saputo trattenere le risa; ma tu sei il mio primo e più caro amico, epperciò ti feci grazia.
«Che vuoi? le mie idee sull’amore sono tutt’affatto opposte alle tue, ed è forse per ciò che non so comprendere come mai si stia tanto male allorchè si è innamorati — Secondo i miei principi si ama per stare allegri, per avere una distrazione piacevole; l’amore per me è un mezzo, non uno scopo. Sarà un cattivo metodo il mio, ma è evidente che in vista delle malinconiche idee che t’inspira la tua passione, è preferibile d’assai la mia libertà.
«Per conto mio ti assicuro che tutte le donnine a cui faccio la corte potrebbero tradirmi in massa, senza che perciò si alteri la mia mente, e si scemi il mio appetito — Ma tu sei d’un’altra tempra; tu abbisogni di forti emozioni, di palpitazioni violente, e lascia o caro Ermanno che su questa tua debolezza io sparga una lagrima di compianto — Se la fede e la sensibilità conducono al mal partito di soffrire di giorno e non dormire le notti, io preferisco il mio scetticismo mercè cui non posso seriamente attaccarmi alle gonnelle di una donna.
«Dopo tutto il mio benessere a questo riguardo, non deve farmi dimenticare la tua disgrazia; ma non so capire come mai con tutte le tue belle previsioni sulle spiacevoli conseguenze di quest’amore, ti sii abbandonato in braccio ad una speranza che tu stesso riconosci infondata — Permettimi di dirti che hai commessa una vera imprudenza abbandonandoti alla speranza di un bene colla certezza d’illuderti.