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dirizzo, nè ignorava certo che una sua lettera gli avrebbe fatto un gran bene. E perchè dunque non scriveva?

Per una damigella, se riesce difficile il ricever lettere, non lo è tanto lo scriverne; un pretesto qualunque basta per mandare alla posta un bigliettino. Tuttavolta per iscusarla, tentava di persuadersi non essere conveniente che una ragazza scrivesse ad un giovinotto, ma tale riflessione valeva assai poco — Quando si ama davvero si pensa forse alle convenienze? Ecco la sua logica.

— Quale reticenza può mai assalire una giovinetta, nello scrivere una lettera che può formare la felicità di un uomo?... Perchè quel silenzio, ella lo amava dunque sì poco da non poter superare d’un grado le convenienze sociali?

A tali pensieri Ermanno si sentiva oppresso e passeggiava agitato e convulso; sensibilmente l’idea predominante divenne quella che l’affetto di Laura fosse passeggiero, e fu preso da tale sconforto che ricadde tosto nella sua tristezza.

Lo sfogo nel cuore di un amico è gran sollievo, ma Ermanno ne aveva un solo in Brescia, ed appunto con quello non poteva confidarsi — Paolo era a Milano.... Ricordando Paolo, si sovvenne pure della lettera che aveva promesso di scrivere per invitarlo a passare in casa Ramati. — Ritornò a casa, ed ecco la lettera diretta all’amico.


Caro Paolo,

«Ti scrivo sotto una triste impressione. — Da alcuni giorni mi pesa al cuore una rilassatezza sconfortante; da alcuni giorni sono assalito da tutte le noie, oppresso dai più crudeli pensieri. — Chi mai lo