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IX

Ritorneremo ad Ermanno che abbiamo lasciato triste e malinconico per la partenza di Laura. — Egli passò come dicemmo la notte sul balcone abbandonato a’ suoi pensieri, ed all’alba solamente si scosse per andarsene al riposo. Cercò invano un’ora di sonno essendo troppa la folla delle idee che gli facevano ressa nella mente. All’indomani si alzò molto abbattuto, e sua madre, premurosa come sempre, che aveva scoperta sulla di lui fronte la traccia di un affanno, lo interrogò in mille guise senza che egli volesse dirle ciò che l’opprimeva. — La buona donna non seppe darsene pace, era troppo avvezza a vedere la serenità sul volto del figlio per istarsene tranquilla a quell’improvviso cambiamento.

Ermanno era per natura pochissimo robusto; la sua tempra troppo delicata, le forze sciupate dal lungo studiare in un’età in cui è necessario muoversi ed agitarsi. — Di più egli era stato più volte ammalato gravemente, e l’ultima malattia gli aveva lasciato la traccia di un pallore costante.

È facile immaginarsi la costernazione di quella povera donna nel vederlo tanto malinconico; ella temeva che ciò fosse causato da qualche indisposizione, epperciò non cessava di esortarlo a consigliarsi col medico; ma ohimè la scienza non sa ancor guarire queste afflizioni di cuore!