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VIII
Il treno su cui viaggiavano Laura e sua madre era diretto, epperciò la velocità assai maggiore dell’ordinario. — Nello scompartimento di prima classe da esse occupato, non eravi altri che un prete dall’aspetto venerando. — Madama Ramati erasi collocata in un angolo riparato dall’aria; Laura invece stava affacciata allo sportello guardando al di fuori le campagne che sfuggivano rapidamente siccome le vedute di un panorama meccanico.
Già da molto tempo ella era assorta in quella contemplazione, quando la madre la esortò a ritirarsi per evitare gli sbuffi dell’aria troppo umida. — Laura ubbidì macchinalmente, e si rincantucciò nell’angolo senza far motto.
La poca luce malinconica che mandava il fanale, il monotono rullo delle ruote, ed il silenzio dei tre viaggiatori davano un’aspetto di tristezza alla scena. Il prete dormiva saporitamente, madama Ramati aveva chiusi gli occhi; soltanto Laura era inquieta ed addolorata. La povera giovinetta non piangeva più, ma l’espressione malinconica de’ suoi grand’occhi, era tutta di dolore. Dallo sportello aveva visto sospirando scomparire lentamente le torri di Brescia, ed allorquando l’estrema punta della città si perdette nelle tenebre, la salutò con un addio che racchiudeva un tesoro di rimembranze.
Il viaggio era lungo, e parve lunghissimo a lei che anelava di essere in casa sua, nella sua camera per isfuggire la tristezza che inspiravale il lugubre silen-