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VII

La sera era fresca e tranquilla. Il sole aveva già segnata la sua ritirata dietro le cime dei monti, e della sua luce splendida ed abbagliante altro non vi rimaneva che un rosso crepuscolo. Verso levante vedevasi apparire sull’orizzonte un grand’arco luminoso del disco lunare; era l’astro della notte che nella sua fase di massima pienezza succedeva quasi immediatamente al sole. — Era una di quelle sere in cui s’impegna una lotta accanita tra la luce della luna che nasce e quella del sole che muore; ma i raggi crepuscolari cedono sensibilmente il campo, la striscia di fuoco che brillava all’occaso si restringe lentamente, e poco dopo vi rimane un barlume appena di luce che spegnesi con lenta agonia lasciando la luna trionfatrice sola nel dominio della volta celeste.

Spirava una brezza fresca e soave il cui carezzevole alitare temprava alquanto l’afa soffocante di quella calda giornata.

Una ricca carrozza scoperta tirata da due bei cavalli, stava ferma davanti al palazzo Ramati, e poco dopo vi salirono sopra Laura, sua madre, Letizia ed Alfredo. — Laura e Letizia si collocarono in faccia ad Alfredo e madama Ramati. Sul balcone eravi l’avvocato che mandò loro l’ultimo saluto; indi la carrozza si allontanò velocemente.

Laura mollemente adagiata sui cuscini col capo abbandonato all’indietro, stava immersa in profonda me-