Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 61 — |
— Ermanno, signor Ermanno! E non sono per sè sole eloquenti queste lagrime? — Oh! io sono ben infelice; se la certezza del mio dolore le può arrecare qualche bene, lo sappia: Sì io soffro nell’abbandonare questa città, e tutto ciò perchè mi separo da lei che in sì poco tempo ho imparato a conoscere; ma ora non voglio più piangere, ora sono felice perchè ella pure si addolora per la mia partenza — Egli è ben doloroso questo destino che ci condanna a vivere separati; perchè non si può essere sempre là dove il cuore inclina? Perchè non si può sempre stare con chi.... si ama!
— Grazie Laura, sclamò Ermanno stringendole ambe le mani, grazie per queste parole che mi ridonano la vita — Mi prometta che ella penserà qualche volta a me, ed io le giuro che non avrò memoria se non per lei, che non avrò un palpito che non sia suo.
— Come potrei dimenticarlo! mormorò Laura.
Ermanno si strappò una medaglietta che teneva al collo, e presentandola a Laura le disse:
— Eccole una mia memoria. Questa medaglia è ciò che io abbia di più sacro; è di mia madre...
Laura la prese, la baciò, indi posela in seno; Ermanno proseguì:
— Mi permetta altresì che questa sera le consegni una mia lettera.
— Oh qual piacere!
— Con preghiera di non leggerla che al suo arrivo in Milano.
— Lo giuro.
— Ed ora a rivederci questa sera, ci saluteremo per l’ultima volta collo sguardo, e col cuore!