Pagina:Cagna - Un bel sogno, Barbini, Milano, 1871.djvu/66


— 60 —

di dispetto, che Ermanno fu a poco per stringersela al seno.

Vi fu un breve silenzio; la conversazione da bel principio erasi troppo inoltrata perchè quei due cuori non palpitassero violentemente — Infine Ermanno fattosi animo riprese con voce mesta.

— Dunque è proprio deciso?

— Oh! non me lo dica più, sclamò Laura, mi viene da piangere al solo pensarci. Anzi ho già pianto stamane, e per tutta la notte non potei chiudere occhio. Io prevedo che in quella brutta Milano morrò di malinconia; si sta tanto bene qui in Brescia!... e dopo tutto per darmi l’estremo colpo, ella ha tanto cuore di dirmi che forse stassera non potrà neanche venire a salutarmi! — Non potè proseguire, le lagrime le bagnavano gli occhi, e si portò singhiozzando il fazzoletto sul viso.

— Mi perdoni, madamigella, rispose Ermanno tutto commosso a quelle lagrime; mi perdoni. Io stesso non so più quel che mi dica, nè quel che mi faccia; da due giorni ho una spina in cuore che mi fa molto male; io non so ciò che succedette in me, ma è un fatto che oggi sento di soffrire! — Ella partirà dunque, ed io me ne resto qui solo!... Oh Laura, è inutile che io più oltre combatta per serbare il silenzio, non posso più tacere — Mi perdoni se le dico che colla sua partenza ella mi rapisce la pace, ma il mio dolore per il suo abbandono è troppo grande e non saprei celarlo — che più? non seppi reggere all’incertezza, e venni qui a quest’ora per sentirmi dire che ella serberà qualche memoria di questi giorni, e penserà talvolta a questo infelice che sente di perdere ogni bene in lei?

— Oh! sempre, sclamò Laura stringendogli la mano.

— Mi dica, proseguì egli, mi dica che nel suo cuore ella sente qualche cosa per me, che nel lasciarmi prova alcun dolore. Ciò mi sarebbe di gran conforto.