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Malgrado che la notte fosse già di molto avanzata, tuttavia Ermanno non seppe decidersi d’andarsene a casa; egli aveva bisogno di abbandonarsi alla foga de’ suoi pensieri. Giammai la notte gli era parsa tanto bella, giammai il freddo raggio della luna gli era sembrato così malinconico — Errò per le vie della città senza darsi ragione della strada che percorreva: Si pensa forse ove si vada allorchè la mente è confusa ed eccitata da memorie soavi?
La mezzanotte era già trascorsa quando Ermanno giunse verso la sua abitazione. — Alzando a caso gli sguardi alla finestra debolmente rischiarata, vi scorse sua madre.
Ingrato, egli l’aveva dimenticata! — La buona donna infatti era tutta sconvolta per l’insolita assenza del figlio, ed invano aveva cercato riposo; il timore che fosse avvenuto qualche malore a lui, la tenne in una veglia angosciosa. Da due ore quella povera madre stava alla finestra spiando sulla via, e palpitando ad ogni risuonar di passo.
Ermanno entrò in casa, e subito ella gli corse premurosa incontro per sapere se fosse stato trattenuto da qualche incidente.
— Rassicurati madre mia, nulla mi è successo, rispose Ermanno stringendole la mano, sono stato da Ramati....
— Così tardi?
— Che vuoi, non mi lasciavano mai; se avessi saputo che tu mi aspettavi....
— Oh! non monta; temeva solamente.... non si sa mai di notte le strade non sono troppo sicure.
— Or via calmati buona mamma, sclamò il giovane accarezzandola, va a letto, va a riposarti che n’hai di bisogno.
— Che hai Ermanno, chiese ella sorridendo, mi sembri di buon umore stassera?