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— Non dica così zia; già si sa che Brescia non è Milano, ma è senza dubbio una bella città.

— Per conto mio non lo nascondo, disse Laura, la situazione dal paese mi piace assai; ai piedi delle colline; eppoi qui si gode di tutta la pace. Anche papà è bresciano, non è vero? chiese ella a sua madre.

— Sì, e mi ci volle non poca fatica per trascinarlo a Milano. Infine pregato da me, pressato da’ miei parenti si lasciò indurre; ora vi sta da diciassette anni ed è tanto bene abituato che non abbandonerebbe mai la casa sua.

— Ed ella signor Ermanno, non ha conoscenti in Milano? chiese Laura.

— Molti, ed uno specialmente è il più caro de’ miei amici al quale sono legato fia dall’infanzia; professa la pittura.

— Ah! tu parli di Paolo, disse Alfredo.

— Appunto.

— Anch’egli è bresciano, un bravo giovinotto che farà fortuna col suo talento....

— Ed abita in Milano? domandò Laura.

— Da varii anni, mi sorprende anzi che non lo conosciate.

— Non c’è da stupirsi, disse madama Ramati, noi frequentiamo sì poco la società.... Ma giacchè parliamo di quel pittore, è da molto che desidero di avere i ritratti della nostra famiglia eseguiti da un abile artista, e se questo signor Paolo fosse veramente di vaglia....

— Glie lo garantisco zia; è un’eccellente artista, e molto stimato.

— Allora mi darai il suo indirizzo.

— Io non lo so, Ermanno potrà favorirla.

— Certamente, sarà mia premura, rispose Ermanno, anzi senza che ella si disturbi, gli scriverò io, invitandolo a passare da lei.