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«Vorrei chiudere colle mie dita i tuoi begl’occhi al riposo, e riaprirli sul mattino co’ miei baci; vorrei sempre guardarti, bearmi ne’ tuoi sguardi; sempre vivere dell’amor tuo!.... Ma ciò non può essere, è destino che la vita scorra fra un’alternarsi di speranze e d’affanni. — Noi saremmo troppo felici, sempre felici, e la felicità duratura non è per i mortali; l’uomo si santifica sulla via del dolore; è quella la sua missione.... la sua scienza.

«Perchè non sei tu nata povera come me? perchè la sorte ti pose a tanta altezza sicchè io non possa mirarti senza arrossirne?.... Tu saresti stata la compagna di mia giovinezza, mia madre, la povera mia madre avrebbe benedetta in te una figlia. — Soli, lontani dal mondo, racchiusi nel nostro nido, avremmo trovata una felicità rara in terra.

«Sarebbe stato allora il mio compito di provvedere alla tua esistenza; avrei lavorato sino all’incredibile per procurarti tutti i comodi di una vita agiata. — Oh Laura, l’amore fa dei prodigi, ed io sento che con te sarei diventato grande. Qual dolce sogno, mio Dio! Perchè mai la mente può concepire una felicità che non può realizzarsi?

«Io ti avrei celata allo sguardo di tutti per conservarti mia, tutta mia per sempre. — Con un angelo come te al fianco, avrei sfidate tutte le avversità della sorte;.... ma che dico, poteva mai il soffio della sventura alitare sui nostri cuori uniti? Poteva colpirci affanno tanto grave da farci per un’istante dimenticare la nostra felicità?

«Laura, tu potrai cercare per tutto il mondo, ma non troverai un paradiso quale io l’ho sognato per te! Nè la turbolenza delle feste, ne il fasto, il lusso ed il sussidio delle ricchezze, potranno mai avvicinare