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barbara indifferenza col povero Ermanno, che pur tanto ti amava. — Fu una ben crudele prova quella che mi toccò subire! Non ti dirò tutte le mie torture, nè quanto straziante mi giungesse quella tua lettera scritta a Paolo. — Tentai una bassa vendetta in quella sera della tua fidanza, ma tu mi avrai già perdonato, perchè in quei terribili momenti io era fuor di senno.
«Ormai, lo ripeto, sono tranquillo; gli sconforti ed i disinganni della vita, le noje ed i disagi della malattia, hanno paralizzata la mia suscettibilità. Ormai ho rinunziato al più ridente sogno che mai mente umana abbia vagheggiato.
— Sai tu qual era questo sogno?.... Ora appena oso confessartelo; ora non temo più di offendere la tua verecondia svelandoti il secreto del mio cuore, perchè la mia morte troncherà qualunque suggestione.
«Fissando lo sguardo nel passato, veggo ancor da lontano quella bella speranza.... essa fugge, fugge nello spazio, e fra poco sparirà a’ miei sguardi; — Oh! di quanti secreti palpiti non ho io alimentato questo caro sogno! Al di là di tutte le gioie umane, io ne pregustava una sola, grande, immensa;.... quella di divenire un giorno tuo sposo. — Vedi che bella follia! eppure l’ho cullata nel mio cuore per molto tempo questa dolce lusinga, ho vissuto per essa.
«Tuo sposo! Ma havvi parola che riassuma maggiori felicità.... havvi idea più dolce, speranza più bella? — Oh! di quante cure saresti l’oggetto se tu fossi mia: vorrei circondarti de’ miei sospiri, avvolgerti nelle mie carezze; vorrei seminare una via di fiori sul tuo cammino, dividere le tue gioie, confortare i tuoi affanni, asciugare le tue lagrime. — Tu saresti felice, perchè io tanto farei, tanto ti amerei che non troveresti una spina sotto a’ tuoi passi, anche a costo di piantarmele tutte in cuore.