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— Per di qua, per di qua, gridava un ragazzino precedendo una comitiva di cittadini giù del pendio. — Ecco la chiesa, essa è là sicuramente, aggiunse additando la chiesuola del cimitero.
— Va bene, rispose un signore elegantemente vestito, — va abbasso e bada ai cavalli; e volgendosi agli altri sclamò: da brave signorine si diano coraggio. E tu poltrone ajutale. Questa rampogna era diretta ad un altro giovane di aspetto distinto che dava il braccio a due giovani donne. Una era vispa ed allegra, e durante tutta la salita, non aveva fatto altro che chiaccherare..... e l’altra, sebbene pure giovanissima, aveva un’aria più grave, e col suo pallore dava segni d’interna sofferenza. — Era infine Laura. Il giovane che le dava il braccio era suo cugino Alfredo; negli altri il lettore avrà già riconosciuto Paolo e Letizia; tutti buoni amici di Ermanno.
Laura da qualche mese si chiamava madama Salviani; ma in vederla sembrava che le gioie del matrimonio valessero poco a consolarla. —
Paolo seppe subito della ricaduta di Ermanno, la notificò a Laura che ne ebbe grave rimorso. — Al momento di partire per la campagna secondo il consiglio de’ medici, Ermanno ne fece avvisato l’amico.
D’allora in poi non vi fu più scambio di novelle, per cui Paolo decise di recarsi in Brescia e passare alla villa del conte, onde saperne qualche cosa. — Nessune nuove, buone nuove, pensava egli, tuttavia volle assicurarsene.