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vane!.... Un mese dopo, appunto in un bel mattino lieto e ridente, il povero Ermanno morì.....
Morì fra quei colli che l’avevano ospitato nei giorni di sua felicità. — Povera madre, egli diceva morendo, tu resterai sola, sola al mondo perchè io lo sento, non vivrò più a lungo..... E diffatti due giorni dopo, Ermanno non era più!....
Poco lungi dalla villa del conte, dopo il cammino di una mezz’ora si scorge non molto lontano un modesto cimitero, poetico sempre come tutti i cimiteri di villaggio, ove non vi ha lusso di monumenti, e la natura opera a suo capriccio..... Vi si giunge per una stradicciuola che scende dolcemente; dintorno tutto è bello; da una parte il lago e le colline, dall’altra i monti. — La costruzione di quel sacro luogo è di una semplicità elementare; tutto consiste in una cinta di rozza muraglia.
L’entrata è chiusa da un cancello di ferro; nel mezzo del campo si erge una gran croce di legno che sembra il trono della morte; indi attorno, fra l’erba che cresce confusa, spuntano molte croci, talune portanti ghirlande appassite. —
Eppure tutto è bello là dentro. Quella semplicità parla al cuore, e sembra che quei morti riposino sotto la protezione della gran croce che s’innalza fra loro. — Accanto al cimitero havvi una chiesuola col campanile quasi in rovina; una piccola campana appare fra quelle macerie; è dessa che chiama i pietosi popolani del dintorno, allorquando qualche anima passa da questa all’altra vita. —
Verso sera di un bel giorno di Maggio, una donna vestita a bruno, col dolore più profondo scritto sul volto, si avviava alla volta del campo santo; assorta nè suoi pensieri, procedeva cogli occhi a terra asciugandosi talvolta una lagrima; giunta al cancello l’a-