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vano; Ermanno proseguì: «Sarebbe forse il dovere che consigliò a madamigella Laura di mandarmi questo regalo», e sì dicendo trasse una lettera che consegnò a Paolo — Ecco il più bel saggio; la signorina gonfia di tutte le virtù, non conosce quella che si chiama Carità. Si calpestano tutte le promesse; si spergiura in nome di quanto v’ha di più sacro, indi si canzona quel poveraccio che ebbe la disgrazia di credere.
Paolo lesse sorpreso quanto segue:
- Pregiatiss. Signore,
I coniugi Ramati hanno l’onore di partecipare alla S. V. Preg. che la loro unica figlia Laura passerà a nozze col signor Filippo Salviani da Milano — Sabbato prossimo si farà alla presenza d’amici parenti la cerimonia per le promessa nuziali.
I suddetti fanno calcolo sulla presenza di V. S. Ill.
— Spero bene che non vi andrai, disse Paolo.
— Certo sì, è un invito in tutte le forme, e non mancherei per tutto l’oro del mondo, sarebbe un rendersi scortese a tanta.... premura!
— Ermanno, sii ragionevole, da retta a me che parlo per il tuo meglio. Promettimi che non andrai.
— È inutile amico mio.... Ma non sai tu che attendo quel giorno con febbrile impazienza! — Io la vedrò ancora quella giovinetta ingenua, la vedrò festevole, profumata, inghirlandata... bella! Oh! perchè mo’ vorresti che io mi privi di tanta fortuna?... Eppoi più di tutto, io debbo farle le mie felicitazioni.... Certo, ella deve pretenderli questi riguardi dall’umile artista che degnò altra volta di uno sguardo...
— Saprò contenermi, saprò celare il mio dolore.... eppoi, ma che dolore debbo io avere! Importa forse a