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«Educata per lunghi anni nella via della virtù mi colpiscono d’indignazione quelle barbare espressioni; ma è mio dovere non rispondervi e dimenticarle. — Non si creda il signor Ermanno che io voglia contraccambiargli alcune pagine di sottile ironia, nè tanto meno giustificarmi di un operato che non riconosco come mancanza. Io tacerò usando tutta la possibile rassegnazione per sopportare quelle amarissime ingiurie, e dimenticarle col tempo.
«Io non so se più prevalgano nell’amico suo la ragione o l’egoismo, ma è un fatto che davanti a un simile contegno debbo credere che egli venga tratto talvolta a deplorevoli eccessi da rancore misterioso frutto forse di un abituale sconforto.
«Contro simili attacchi ho duopo premunirmi, giacchè essi straziano troppo l’anima mia; noi non fummo fatti per amarci; havvi troppa discrepanza fra i nostri caratteri perchè possiamo mai vivere in pace. Feci tutto quanto era in me per prendere un sopravvento sulla sua funesta mania che spesso lo trascina a sragionare..... non vi riuscii, e con vero dolore mi ritiro desistendo da quella missione rigeneratrice che mi era imposta, perchè riconosco inutile ogni tentativo.
«Non risponderò alla lettera del signor Ermanno, perchè se a ciò mi accingessi, dovrei lasciare la mia penna preda di un giustissimo risentimento. — Rispetto il suo dolore, e prego il cielo che presto lo guarisca, e gli conceda quella pace che io non oso consigliargli.
«Ella signor Paolo, sono certa comprenderà le alte ragioni che pongono sul mio labbro un simile linguaggio; ho già molto mancato verso la mia buona mamma nel celarle ogni cosa, ma a questo punto, lo riconosco, la mia condotta diventa incompatibile coi miei doveri di figlia. Ho un avvenire di cui dovrò