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vati, mio Ermanno, provati a risollevare nel tuo seno quelle rimembranze, e vedrai se io fallo.

«Appena pochi mesi trascorsero, d’allora in poi, eppure parmi che in quel frattempo siano accaduti dei grandi avvenimenti; non so persuadermi di conoscerti sì da poco, e sembrami che la memoria di te, si leghi alla mia infanzia; parmi che il corso d’anni ed anni, abbia assodati quei legami che ci uniscono.

«Non so dirti quanto bene mi abbia arrecato la tua lettera; giacchè dessa è la prima in cui tu lasci libero corso al tuo cuore, senza offuscarne i concetti colle nubi della tua barbara logica; è la prima volta che tu mi parli con tanta fede, o dirò meglio con tanto entusiasmo.

«Come sono belle le tue lettere! Non lascierei mai di leggerle; sono tanto soavi, dolci armoniose le tue parole che mi sembra quasi di udire la tua musica. — Oh! come invidio la tua sorte o Ermanno, tu puoi esprimere tutto ciò che ti passa nell’animo colla massima facilità; non v’ha idea che tu non colga a perfezione, e quando tu mi parli dei colli del lago, del cielo, parmi di respirare in grembo a quella natura così ben descritta, quando mi parli delle tue emozioni, sembrami di vederti a me dinnanzi con quella cara mestizia impressa nello sguardo.

«Da alcuni giorni sono qui sola; Paolo è partito, nè valse preghiera a trattenerlo; papà e mamma fecero il possibile per indurlo a fermarsi ancora, ma tutto vano; egli fu inesorabile nella sua decisione, come tu lo fosti nella tua.

«Ora la campagna mi è divenuta insopportabile, parmi di essere isolata in un deserto, ed attendo ansiosamente che la mamma si decida di ritornare a Milano. Non oso fartene domanda, perchè ti so occu-