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di aria, e di tenebre che me la tenevano lungi?.... Non lo so; ma è certo, che cercando attorno a me non trovo più nulla d’invidiabile, più nulla da desiderare.....

«Laura, tu farai la più santa delle cose scrivendomi subito, che tutto ciò che provo, tutto il fuoco del cuore, l’esaltamento che m’invade, è realtà. Ho bisogno di una tua lettera nella quale tu mi dica che il passato non è un sogno, che ti ho veduta per diciassette giorni..... Oh i bei giorni! io voglio ripensarli, voglio riandare colla mente ad ogni ora ad ogni istante di essi, perchè la mia felicità si fonda intieramente su quelle dolci memorie. — Mi ricordo che al mio arrivo, tu eri ad aspettarmi là sulla porta del tuo giardino; appena mi riconoscesti da lontano, agitasti il fazzoletto, tu mi attendevi ed io sarei volato per raggiungerti tosto; ma questo meschino cuore, si agitò siffattamente, che dovetti fermarmi per l’affanno. — Era verso sera, lo ricordi?.... io saliva l’erto pendio che guida alla tua villa..... il sole salutava co’ suoi ultimi raggi le cime di quei graziosi colli. Tu stavi appoggiata ad un grosso albero e sorridevi malinconicamente.

«Chi mi sa dire la gioia, la voluttà di quel momento? Già pochi passi ne separavano, ed io correva leggiero come se avessi avuto l’ali. Un passo ancora, due, tre, e ti accolsi fra le mie braccia. — Ricordati Laura di quell’istante e di quelle lagrime che ci toglievano la parola; ricordati di quel bacio strappato ai nostri labbri da una forza superiore ad ogni reticenza. — Quel bacio esalato dall’alto del colle al cospetto del morente sole fra un’aria balsamica, ed un cielo orientale, non si perdette no nei vortici dello spazio, perchè io lo sento ancora qui sulle mie labbra, e si ripete tuttavia nel cuore.