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Dotato di un grandissimo amore per la musica, egli aveva di gran lunga superate le belle speranze concepite sul suo ingegno; al culto dell’arte ei dedicò i suoi primi anni, e giovanissimo ancora era salito in bella fama. Nessuno meglio di lui traeva accordi più soavi dal pianoforte, la musica da lui eseguita aveva l’impronta di un linguaggio misterioso, ed il fascino che sapeva esercitare sull’animo degli uditori era sì grande, che bene spesso era giuocoforza abbandonarsi colla mente a tutte le oscillazioni di quelle corde, che sotto le dita del giovane pianista fremevano d’un nuovo accento, ed accarezzavano l’udito siccome le patetiche modulazioni dell’arpa — Ma ciò che più di tutto distingueva Ermanno, era la sua abilità nell’improvvisare sul pianoforte. Allora la fantasia svincolandosi dalle strettoie di un concetto limitato in poche linee di stampa prendeva il largo negli spazi infiniti della sua feconda immaginativa; in questi slanci della mente appariva vergine ed intatto il genio dell’artista, che secondando l’impulso d’un cuore ardentissimo, ora strappava lacrime con un adagio flebile, delicato, quasi impercettibile che ricercava le fibre dell’ascoltatore, e carezzandole soavemente inspirava all’animo sensi di dolcissima mestizia — Ora come torrente che straripa, le note incalzavano le note, e tanto rapidamente, che pareva d’assistere allo spettacolo d’un temporale d’inferno, allo urtarsi impetuoso di schiere d’armati spronati ad orribile massacro.

Era bello Ermanno in quei momenti di abbandono, il suo sguardo stava sempre rivolto alle mani, che agilissime sorvolavano sui tasti con tanta grazia e delicatezza come si accarezzerebbe la chioma di una donna amata.

Da qualche tempo egli lavorava alla composizione di una fantasia nella quale stillava tutta la sua fe-