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mi getta nella più profonda desolazione; troppo tardi perchè il cuore possa gridarmi: ritirati sciocco, e pensa a lavorare per guadagnare il pane a tua madre!... Mia madre, povera e santa donna; se tu sapessi quante cure si prende di me vedendomi sempre sì malinconico. — Pretende che mi consigli col medico, perchè teme che io possa ricadere in quel malore che mi colpì qualche anno fa; ma conosco troppo bene il mio male, e so che la scienza non vi rimedia.

«Malgrado che la stagione sia poco addicevole, passo intiere giornate studiando i capi–lavori dell’arte mia; nella ventura settimana, o tutt’al più fra quindici giorni spero di potermi riposare alquanto evitando la fatica di dar lezioni. Buona parte delle mie allieve sono ite in campagna, le altre non tarderanno molto. — Ebbi incarico da un distinto prelato Bresciano di musicare una messa per funerali; è questo un genere di musica che mi piace sopratutti, e puoi figurartelo ho subito accettato; ma è un lavoro lungo e difficile, e converrà che mi accinga con tutto l’impegno.

«E tu che fai a Milano? Per te che sei di tutt’altro carattere che non del mio, non vi sono nè pene nè dolori, e col tuo formidabile buon umore, puoi distruggere un’esercito di dispiaceri. — Oh quanto t’invidio, e come di buon grado mi farei potendolo seguace dei tuoi principii!

«Taluni tenderebbero a credere che la malinconia sia un’affettazione... no mio caro Paolo; sonvi proprio degli sciagurati, ed io fra quelli, che non sanno mai appagarsi di nulla nè v’ha cosa che ecciti la loro allegria. Te beato le mille volte che sei in Milano e puoi vedere la mia Laura ad ogni giorno!

«Ieri le scrissi una lunga lettera, tuttavia ti prego di salutarla tanto e poi tanto per me; non prenderti soggezioni giacchè ella non ignora che tu sei al fatto