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Questa lettera rivela chiaramente lo stato d’animo di Ermanno; il disordine e la confusione delle idee vi appariscono ad ogni tratto. In ogni parte di essa vi regna lo sfasciamento, l’incoerenza, e mal si potrebbe definirne il carattere. Talvolta lo stile è tenero ed appassionato, talor freddo e monotono, e vi sono dei punti in cui vi si scorge una certa ilarità che per poco ancora cadrebbe nel giocoso.
Il senso predominante ma è l’amore il più puro e casto, che sorride e sospira ad un tempo istesso.
Però Ermanno aveva detta parte della verità; ma non ebbe il coraggio di dirla tutta; per un sentimento di generosità che si può facilmente comprendere, egli tacque in quella lettera su certo proposito che maggiormente lo inquietava, volendo nascondere a Laura una profonda ferita riportata a Milano, e palliandola con alcuni lampi di allegria non al certo addicevoli allo stato dell’anima sua.
Allorchè nasce un dubbio, non è sì facile dileguarlo, ed Ermanno che dal suo soggiorno a Milano aveva riportata la fede più sicura dell’amore di Laura, trovò pur colà maggior alimento alle incertezze sull’avvenire. La lettera che segue diretta a Paolo è l’espressione fedele del suo stato; coll’amico ei si mostra più sincero che non coll’amante.
Ermanno a Paolo —
- «Mio buon amico,
«Più tento di attaccarmi all’albero della vita per raggiungerne la cima, più sento che i miei sforzi per quanto grandi, diventano inutili — Quindici giorni sono, io era tormentato da un’ardente desiderio che