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centrando nell’ultimo sguardo tutta la mia tenerezza, e ti salutai con lagrime.

«Quella carrozza colla precipitosa sua corsa ti celò ben tosto a me, ed io non cessai di salutarti finchè l’ultimo punto della tua bianca figura disparve allo sguardo mio. Partii, lasciando teco tutto ciò che è dell’anima, più non ti vidi ma tu sei rimasta qui in questo cuore.

«Arrivai a Brescia, e puoi figurarti come addolorato. Rividi mia madre; la buona donna non mi aspettava così presto, ed allorchè venne ad aprirmi, cadde nelle mie braccia. — Ingrato! Nel mio soggiorno a Milano l’aveva quasi dimenticata; ma io sconterò con tante cure e sollecitudini questa piccola ingratitudine di cui sono a te debitore, mia bella Laura. — Eccomi a Brescia colla persona, ma pur troppo a Milano col cuore che tu m’involasti coll’ultimo tuo sguardo. Abbine cura fanciulla mia, e perdonami tutti i dolori che posso arrecarti con questo forsennato amore.

«E tu che fai! Come vivi, a che pensi?.... Io mi figuro colla massima compiacenza che tu debba essere sempre afflitta, e vedi quanta barbarie, quest’idea mi cagiona uno strano piacere. Oh! quanto sarei lieto che la stessa mia malinconia venisse ad assalirti; te ne faccio augurio di tutto cuore. — Perdonami questo slancio d’egoismo; io sono tale che mal so adattarmi all’allegria, giacchè essa rivela sempre alquanta spensieratezza; un labbro facile al riso non può esser sincero nel parlare d’amore.

«Scrivimi presto per dirmi che la mia partenza ti ha addolorata, che il mio ultimo saluto ti strappò una lagrima di dolore, ed io ne sarò supremamente lieto. — In quei pochi giorni passati fra tante dolcezze sento che l’anima mia ha subita una felice modificazione, ed ora se tu mi vedessi mentre ti scrivo, ho il sorriso