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XIV

Il tempo non aveva rispettata la felicità di Ermanno, e già sei giorni di beatitudine erano caduti sotto la sua gelida falce, senza quasi che i due innamorati se ne fossero accorti. — Nello avvicendarsi di tutte quelle ore di dolcezze era scomparsa ogni traccia di passato e d’avvenire; Laura ed Ermanno vivevano del presente; perchè pensare al domani se erano felici? — Sarebbe però savia cosa il tener conto del tempo nei momenti di benessere, sembrerebbe meno rapido il suo passaggio; mentre non curandosene affatto, si trova poi che il principio e la fine di un bene vanno confusi in un punto solo passato in un baleno.

Nè Ermanno nè Laura usarono di questa precauzione, e quando pensarono ai giorni che loro rimanevano ancora, si accorsero di essere alla vigilia dell’ultimo. L’ultimo giorno di una felicità che si spegne, è come l’estrema agonia dell’esistenza.

— Ohimè, sclamò Laura sospirando, quanto brevi mi parvero questi giorni.... come fugge rapido il tempo!

— Pur troppo Laura! La fase della mia felicità volge al suo termine, nondimeno, te ne prego, non lagnartene, ciò accresce il mio tormento.... è tale il nostro destino, un’ora di felicità per un’anno di dolore; ma che vuoi fanciulla mia! bisogna accettare quel lampo di bene, e rassegnarsi alle lunghe amarezze. — Io non mi lagnerò certo, perchè sarei un’in-