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tranquillità prostra lo slancio dell’anima che ha sempre bisogno d’emozioni, e tende istintivamente a tutto ciò che è grande e bello. — Egli attribuiva alle case, a tutto quell’ammasso di uomini e di cose che forma Milano lo slancio inusitato della sua mente, nè s’avvedeva il poverino che tolta una sola persona da quella Babilonia, tutto gli sarebbe apparso monotono, e quelle numerose carrozze, quei grandiosi palagi avrebbero tosto perduto il loro prestigio.

Rientrò in casa verso le otto, trovò Paolo che stava vestendosi, ed uscirono insieme per fare colazione; indi fissarono l’itinerario della giornata, e fu stabilito che Ermanno dopo le dieci si recherebbe da Ramati solo; Paolo passerebbe poi a prenderlo per pranzare alla trattoria, non essendo conveniente fermarsi due giorni di seguito dal signor Ramati. — Così fu fatto, alle dieci i due amici si separarono, Paolo andò pe’ suoi affari, ed Ermanno si avviò verso quella casa, ove giunse non al certo inaspettato.

Laura da più di un’ora era sulle spine non vedendolo comparire; anch’essa povera fanciulla aveva premura di raccontare ad Ermanno il suo sogno che non lasciava nulla certo a desiderare. Madama Ramati propose una passeggiata, Laura in pochi minuti fu pronta, ed Ermanno le accompagnò. — Durante la strada madama chiese al pianista se si sentiva disposto di far visita a quella signora, ed Ermanno non ebbe alcuna difficoltà, tanto più che Laura ne mostrò vivo desiderio.

La signora in discorso era una certa madama Salviani elegantissima dama lanciata un tempo nel gran mondo, ove sfoggiava per gran lusso e ricchezze. — La morte di suo marito, ricco negoziante, la addolorò talmente che decise di troncare tutte le sue abitudini, durante l’anno vedovile, rinunziando ad ogni sorta di