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che si sentiva turgido, smollò la fibbia dei calzoni, e senza rispetto si sdrajò coi gomiti sulla tavola.

E il professore, avanti, a tempestarlo con la sua ninna nanna storica.

— I Longobardi divisero il regno in ducati. L’alto Novarese toccò al duca Mimulfo, il quale occupò l’isola scacciandone il Vescovo, e si fortificò sulla riviera erigendo le torri di Pella, di Mesma e di Buccione, che si vedono tuttora.

Ma re Mimulfo parteggiando per i Franchi, ebbe infauste le sorti. Astulfo duca di Torino, eletto re dai Longobardi, assediò l’isola, prese Mimulfo, e gli fece mozzare la testa, come risulta da una cronistoria del 591, dicente: «Hic diebus Agilulphus rex occidit Mimulphum ducem de insula S. Julii.». . . . . . . . . . . . . . . . . .

Va la pepin!... — pensava Gaudenzio baluginando nel sonno — Va la pepin, ciciara pur che mi capisci tutt coss!...

E il professore, avanti, inesorabile:

— Il sarcofago di Mimulfo con lo scheletro cionco del capo, fu rinvenuto nell’isola verso il 1700, ed ora serve di urna per le elemosine.

Ed ora, amici miei, facciamo un salto da Carlo Magno fino all’anno 900!