Pagina:Cagna - Alpinisti ciabattoni.djvu/72

56


E così foggiate, guernite, attillate, riuscivano poi a farsi leggere la vita dalla gente che attribuisce quelle innocenti smargiassate alle clandestine dedizioni della loro onestà.

Tutto il viaggio l’avevano filato in un ridere matto, senza fine, senza costrutto; per un nonnulla, per un’arguzia scipita balenata nei loro cervellini da pollastrelle, sganasciavano, scompisciavano in una ilarità piazzajuola, contrastante con la loro leccata ricercatezza di damina.

Le campane della parrocchiale sbattagliavano suoni di festa; frotte di birichini si rincorrevano nella piazzetta fra le piante e le gambe della gente; gruppi di villeggianti con bambini e governanti occupavano il di fuori dei caffè.

Volta a volta sopraggiungevano altre signore accompagnate da cavalieri in zimarra bianca e panama in testa; e giù scappellate magistrali da un canto all’altro della piazzetta; inchini, strette di mano, complimentazioni, e poi via, chi al caffè, chi a passeggio, chi a staccare le barchette per una gita sul lago.

Le sartine, vestite come principesse, facevano commenti e risate sulle toelette troppo semplici delle signore.