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stava altro nella strangolatura del busto. Nondimeno, saettavano dagli occhi faville di matta allegria, e sfarfallavano nella piazzetta con la chiassosa vivacità che viene dalla giovinezza spensierata.
Quella riviera splendente, quei giardini, quelle ville aranciate di sole, specchiantisi nell’azzurro ondivago delle acque, l’aria vivida, sottile, suscitavano visibilii garruli, bramosie inconscie nel loro, sangue fervente.
Un po’ di sole, un poco di aria e di libertà, ed ecco che le rondinelle filinguellavano immemori delle angustie della loro esistenza mingherlina, anelante di gaudii festajoli, di danze, di capogiri e di romanticherie amorose.
In casa vivevano fra uscio e muro, pigiate entro a bugigattoli asfissianti, nutrite di latte annacquato, e di riso e fagioli; vessate, avvilite ogni giorno dalle brontolate del padre, e dalla soperchieria dei fratelli.
Per via di sacrifizii e di sotterfugi, riuscivano a comperarsi i cenci per vestirsi, e le scarpette alla moda, agucchiando giorno e notte, rovinandosi gli occhi e lo stomaco, pur di godersi alla Domenica la varietà di una passeggiata trionfale, in linci e squinci con guantini e ombrellino.