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I Gibella presentati all’ostessa dal professore, vennero subito accompagnati al primo piano, ed introdotti in una camera.
Le finestre davano nel cortile, con veduta di un fienile in faccia, e Martina trovò che tutto andava bene, che il letto era magnifico, e che quanto alla vista, ormai ella aveva più caro a guardare sul fienile che sul lago.
Il professore si accomiatò ricevendo saluti e ringraziamenti, e lasciando l’intesa, che si sarebbero trovati verso sera sulla piazzetta per pranzare poi tutti insieme.
— L’è un gran galantom sto professor! — sclamò Gaudenzio chiudendosi a chiave nella stanza.
— Che ora l’è? — chiese Martina.
Egli guardò l’orologio; era l’una dopo mezzodì. Chiusero le imposte, si svestirono a mezzo, levarono le scarpe, i solini, e tutti gli effetti che davano molestia, e si buttarono sul letto, perchè si sentivano stracchi a morte.
Dieci minuti dopo, Gaudenzio ronfiava con la pancia levata e la bocca aperta.
Cagna. La scampagnata, ecc. | 4 |