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quel sole che canta gli parve una sciocchezza; e giacchè sghisciavano i ramarri, sghisciò via anche lui fino agli ultimi versi.
»..........................................Oh glorie gialle
»di Sol!... oh idilii rustici, trittanti sonori per li ampi
»Campi viventi a ’l sole... Oh lombi audaci
»de la stornellatrice, e ’l petto frenato ne ’l busto
»che sotto ai baci miei gagliardi oscillava...
»Oh le pazze risate de ’l sol lascivo
»Su la fronte rosata stillante sudor de la forte
»Stornellatrice da me fermata a ’l suolo,
»Su l’erba resupina! — Tornate, tornate, tornate,
»O lascivi ricordi: estenuàtemi!
»...........................................................
Qui Sor Gaudenzio sprofondò in un bujo di sepoltura, e non ebbe nemmeno un’ombra di sentore della sottile sciatteria emanante da quei versi dell’ultima moda.
Se il droghiere avesse potuto intendere il lascivo lenocinio dei versi, egli nel suo grossolano buon senso di commerciante e di padre di famiglia, avrebbe forse risposto a quel poeta in gaudeamus:
»Senti, figliolo, se vuoi estenuàrti, piglia una zappa, una mazza, e sgranchisciti la schiena; ci guadagnerai se non altro nella salute. Si vede che