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dagli stenti. Il suo cervello nutrito di succhi abbondanti, non aveva le allucinazioni e le vertigini credenzone dei miserelli che sperano di sfamarsi col pane del cielo.

Agguerrito contro le superstizioni dell’inedia, refrattario alla poesia dei martirii, ignorante financo dei più comuni episodii della palingenesi Cristiana, egli non sapeva più nè credere nè pensare che agli interessi del suo botteguccio.

Senza tanto investigare, e per via di progressiva ignoranza, Sor Gaudenzio era diventato volteriano senza manco accorgersene.

Dispersi nei meandri del Santuario, i Gibella si lasciavano andare a casaccio sulle gambe non sapendo che fare, nè dove mettersi, nè come decidersi.

Il giorno innanzi, proprio a quell’ora, erano ancora a Sanazzaro, nel loro botteguccio, con un visibilio addosso pensando al momento di imbarcarsi per quel viaggietto di piacere premeditato, vagheggiato da gran tempo come una festa solenne.

Tutti cantavano le meraviglie del lago di Orta, delle cappelle del Sacro Monte, delle preziosità dell’isola di san Giulio.