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Dopo di essersi lavato, Gaudenzio spalancò la finestra.
Il sole già schiaffava di roseo fulgido i culmini delle montagne, e scendendo giù pei greppi, pennellava di vita e di rilievi le boscaglie ed i paeselli appiattati nel verde.
Il lago spazzato, lustro, dilagava nell’azzurro, lanciando tremuli lucori, e l’isoletta di San Giulio, simile a mazzo di camelie in coppa d’argento, come dice un vecchio codice, si ravvivava al bacio tiepido del sole.
I Gibella dalla finestra pigliavano l’aria fresca, ma non vedevano il ridente panorama che sfavillava svolgendosi in una gamma trionfale di colori.
Discutevano sul conto che farebbe l’oste. Terminarono di vestirsi; madama rifece il sacco e lo chiuse a chiave.
Scesero nella piazzetta. Martina non poteva camminare; quella maledetta scarpa ricominciava a molestarla.
Entrarono nel caffè, e comandarono caffè-latte, cioccolata e paste. Avevano appetito.
Martina intanto si liberò un poco della sua scarpetta.
La bottega prospettava sul lago: framezzo agli