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con rapidità scimiesca, l’impiegato Noretti diede una zuppa assassina al povero Sor Gaudenzio, raccontandogli dall’ovo i suoi amori con la moglie di un impiegato del dazio, le civetterie di costei per infatuarlo, accalappiarlo, e poi piantarlo indegnamente per darsi in braccio ad uno spiantato pieno di debiti. Ed egli, povero signor Noretti, era rimasto come avvelenato da quel tradimento, e disprezzava la vita, perchè non sapeva più che cosa fare a questo mondo; perciò beveva, beveva per distornare i cattivi pensieri.

Ora egli aveva preso le sue ferie per correr dietro a quella sgualdrina che se la spassava sui laghi in compagnia di quel suo ganzo. Oh guai, guai se li avesse incontrati... guai, guai!

E si arrestò lì a questa truce minaccia coi pugni serrati, la bocca contratta, e l’occhio torbido di vertigini.

Gaudenzio stretto fra la tavola ed il muro, gonfio fino ai capelli. Più volte Martina era intervenuta per interrompere la cantafera e liberare il marito da quelle panie; ma quel Noretti begolone minacciava di agganciare anche lei, costringendola a rifugiarsi atterrita sul terrazzino.

Il signor Gibella aveva gli occhi impeciati di