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rono uno sguardo di commiserazione per il mal capitato.

Il giovinotto, che pur aveva buona dentatura, non riuscì per nessun verso ad abboccare quel rosicchio.

— Cameriere! — gridò, — chi può mangiare questa roba?

— È un po’ al dente?

Ah birbante! decisamente i Gibella cominciavano a divertirsi.

Sor Gaudenzio non istava più nella pelle dal desiderio di trovarsi un alleato, ed appena il cameriere si allontanò, disse al giovane che aveva proprio di faccia:

— Anca noi non abbiamo potuto mangiare.

— Meno male, — rispose colui, — meno male che qui mi fermo poco.

E su questo piede si appiccò da un tavolo all’altro un po’ di chiacchiera.

Sor Gaudenzio desiderava avere degli schiarimenti sulle località.

— Il signore non è di queste parti?

— Bah! io sono di Pavia, impiegato alla Prefettura.

Ah, capissi, anca lui l’è venuto per aria fresca.

     Cagna. La scampagnata, ecc. 2