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rezza tutta quella gente non badando a nessuna richiesta, e lanciando occhiate sostenute alle belle signore, filò diritto in mezzo alla piazzetta, squadrò intorno come se volesse conquistare il paese con un’occhiata, e dileguò sotto i portici, senza por mente ad un importuno che voleva sbarazzarlo della valigia.
I Gibella inoltrarono sotto il viale di ippocastani della piazzetta, e sedettero sopra una panchina per consultarsi sul da fare.
Sor Gaudenzio posò in terra il suo valigione turgido, e chiese:
— Dove se va?
— So mi? — rispose Martina secco secco.
Egli mandò uno sbuffo leonino, si levò il cappello, si asciugò la testa arrapata e sudata, fece due passi concitati verso la riva come se volesse partir subito, pigliando addirittura la via sul lago, poi si fermò borbottando.
Martina guardava nell’acqua, ma non vedeva che la sua collera.
Si accendevano i fanali, e la piazzetta andava sempre più popolandosi di gente che veniva a pigliare il fresco. Il battello era già lontano; si vedeva in fondo verso Pella come un tizzone nero