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oltre il confine del loro paesuccio, si agitasse il resto del mondo.

Il mondo! e che gliene importava a loro? — Fuori del loro guscio, avevano provato non altro che delusioni, terrori, e nausee infinite; ora ne sapevano abbastanza per capacitarsi, che anche fuori del loro paese, dal grande al piccino, le cose hanno tutte lo stesso andazzo: dappertutto cielo, terra e montagnaccie; seccature, gabbamondi e ciarlatani di ogni specie.

La somma delle loro impressioni di viaggio era risultata una nota di pessimismo e di disgusto sulla vanità delle cose.

Meglio morire come lumache appiccicate in un cantone, che farsi abburattare in quel bailamme che non era fatto per loro.

Così filosofava Gaudenzio, agitato da un ultimo brisciamento di febbre, mentre si disponeva ad entrare nel suo bel lettone tanto sospirato; lieto, beato di aver riveduto il suo paese il suo botteghino, e tutti i suoi cari.

Arrivando a casa inaspettato, aveva colto di sorpresa il suo figliolo Leopoldo che si baloccava con l’orfanello della povera Rosetta.

Martina, ingrugnita sempre per il suo dente, non